C’è un piano già pronto ed è anche già pronta la “scusa” per farlo passare. Uno dei piatti forti della manovra del governo Berlusconi potrebbe essere ancora una volta il condono edilizio, o meglio una nuova edizione di quello già “scaduto” nel 2004. Far emergere i due milioni di case “fantasma”, non registrate al Catasto, non basterà infatti a far quadrare le misure sui conti pubblici. Dal controllo incrociato fra la mappatura fotografica realizzata dall’Agenzia del Territorio e le abitazioni effettivamente denunciate dai proprietari potrebbe derivare un gettito non superiore al miliardo e mezzo di euro. Dal settore edilizia invece il governo conta di ricavarne 6. La differenza potrebbe appunto essere colmata riaprendo i termini del vecchio condono. Tanto più che – da quanto risulta a Legambiente – in Italia sono fuorilegge 1.296.000 case.La scusa per riprendere in mano il provvedimento scaduto è questa: c’è una regione, la Campania, che è stata esclusa dalle misure varate nel 2004; riaprire i termini – dunque – vorrebbe dire “dare a quei cittadini le opportunità di esercitare un diritto riconosciuto agli altri”. E’ così infatti che sulla questione si è più volte espresso il senatore del Pdl Carlo Sarro che del “caso Campania” ha fatto una questione personale. Il vecchio condono permetteva infatti di sanare gli abusivismi effettuati fino a marzo 2003 attraverso una domanda da presentare entro il 2004. Ma l’amministrazione campana di allora (giunta Bassolino) – sostiene un gruppo di senatori Pdl capitanati da Sarno – propose una interpretazione restrittiva che ne impedì l’adesione. Stessa cosa – commentano – avvenne per parte della cittadinanza marchigiana e emiliana. Ora, visto che in seguito la Corte costituzionale dichiarò illegittimi due provvedimenti sull’abbattimento degli immobili varati dalla regione, i termini vanno riaperti. Con buona pace della difesa del territorio.
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